20/11/10

bocconcini di pollo

Quando dopo la morte di nostra madre, andammo a vivere a casa di nonna paterna e zia Maria sorella di papà, con loro abitava una giovane ragazza Annuzza.
La madre a 'Nannina, che era stata a servizio della nostra famiglia, l'aveva affidata alla nonna affinché la educasse e ne facesse una brava massaia.
Questa usanza allora molto diffusa, come raccontava la nonna, ebbe origine nel dopo guerra in molte famiglie povere della provincia, che affidando le loro giovani figlie a famiglie benestanti, così avevano una bocca in meno da sfamare e potevano garantire loro un'educazione e il corredo, che costituiva la dote, cosa molto importante, per assicurare loro un buon matrimonio.
Annuzza era una ragazza piccola e tonda, aveva 15 anni era molto buona e aveva un carattere dolce ma riservato, nel periodo più triste della mia vita mi fu molto vicina, rappresentava per me la sorella maggiore.
Allora io avevo sei anni, siamo praticamente cresciute insieme.

Anche lei era spesso triste, seppur in modo diverso stava vivendo la fase dell'abbandono e del distacco dalla madre.
La zia Maria, quasi trentenne, era tornata da poco dall'America, dove aveva vissuto per circa tre anni a casa di uno dei fratelli, ed era ancora piena dell'aria del continente, era giovane bella parlava inglese e vestiva come le dive hollywoudiane, un carattere irrequieto dinamica e dominatrice, un tipo difficile certo, ma fu lei a prendersi cura di noi e a crescerci proprio come una mamma.

Io e Annuzza adolescenti, eravamo spesso in contrasto con lei, e forse fu proprio per questo, nel tentativo di contestare i suoi americanismi che ci appassionammo alla lingua francese.
In ciò eravamo sostenuti dalla nonna che andava fiera del fatto che nel nostro dialetto, ci fossero molte parole francesi termini che lei conosceva, retaggio culturale, dei solidi rapporti esistenti ai suoi tempi, tra alta borghesia e intellettuali francesi.

La zia Maria cucinava benissimo, i suoi piatti erano essenzialmente tipici della cucina siciliana a cui riusciva a dare un tocco d'internazionalità usando dei termini inglesi, che ci obbligava a ripetere e questo a noi non andava proprio giù.
L'idea ci venne dalle riviste che leggeva Annuzza che era un'appassionata lettrice di fotoromanzi, la sua stanza era tappezzata dai poster dei suoi divi preferiti, che la facevano sognare.
In queste riviste spesso si faceva riferimenti a cibi e pietanze usando termini francesi e, forse fu per contrapposizione a quanto ci insegnava zia Maria che cominciammo a parlare francese in cucina.
In quel tempo poi andavano in onda in tv molti sceneggiati e le loro ambientazioni su scenari e fatti europei parlavano spesso francese, e fu così che, entrecote, soupe, petit-déjeuner, cerises, bignè, profiteroles, erano i nostri termini preferiti.
Anche il gatto che la zia chiamava Bill, noi lo chiamavano Gaston!
Uno dei sceneggiati molto seguito in quel periodo era " il commissario Maigret",
tratto dal libro di Georges Simenon.
Era il nostro preferito, con una Parigi noir, ma sfavillante che faceva da sfondo e la voce di Tenco come colonna sonora, bellissimo!
Le sere da noi tanto attese, in cui andava in onda "la puntata" erano una vera festa.
Annuzza, ci apparecchiava un piccolo tavolo nel salotto, dove c'era la televisione, metteva sul tavolo una piccola tovaglia a fiori, e tutto dalle stoviglie al modo di parlare che era tipico di Gino Cervi, ovvero il parlare mentre masticava dei piccoli bocconi, erano perfettamente imitate da noi.
Avevamo addirittura delle piccole pipe finte, a cui di tanto in tanto davamo una tirata bisbigliando qualcosa di incomprensibile proprio come faceva lui!
Allora c'era solo la RAI della cultura, la Mediaset dei "Dallas dei Dinasty e di Beautiful", per fortuna venne dopo, altrimenti sarebbe stato un altro punto a favore di zia Maria!


Quando Annuzza si sposò fummo invitati al matrimonio, ma poiché si sposava in paese non potemmo andare per la malattia della nonna che invece volle andare al porto a dare la sua benedizione agli sposini che partivano per il viaggio di nozze, con il postale di Napoli.
Allora era possibile salire sulla nave ed accompagnare i parenti fin alla cabina e scendere da bordo, mezz'ora prima che la nave salpasse.
Ricordo ancora "il vasa vasa" di tutti i parenti, e lei la piccola Annuzza
goffa in quell'enorme abito bianco, finalmente protagonista che salutava tutti
con un timido " ni viremu e grazie".
Ai piedi della scaletta mi si avvicinò dicendomi: "à bientot ma chère"!
Quella fu l'ultima volta che vidi Annuzza.

esecuzione:

per due persone occorrono 2 fettine di petto di pollo che poi dividerete in quattro,
se le fettine sono troppo spesse battetele delicatamente sovrapponendo un
foglio di pellicola.
Adagiate le fettine di spek e quindi sovrapponete la fettina di pollo.
Inumidite d'olio la parte interna delle fettine, distribuitevi un pò di aromi tritati
sale e pepe. Arrotolate la carne in modo da ottenere delle piccole braciole, e legatele con lo spago per alimenti o con le coste delle cipolle scalogne come vedete nella foto. Per la cottura potrete cuocere al forno, accompagnandole con patate, o alla piastra con contorno di verdure lessate e passate in padella con un pò di burro e spezie.






26/10/10

fioritura " regina d'africa"




Salve a tutti! dopo la lunga assenza, spero che qualcuno si ricordi di me e venga di tanto in tanto a farmi una visitina, anche se silenziosa, così come faccio io con voi!
Da molto tempo avevo delle immagini da regalare a quanti di voi hanno letto il mio post "carciofi Raffaello", ed hanno avuto la curiosità di vedere questo fiore bellissimo di cui parlo, a voi dedico questi scatti!
........il profumo mi dispiace , quello potete solo immaginarlo, ma è dolce e inebriante!
un bacio a tutti, tornerò presto!

10/07/10

il Festino di Santa Rosalia a Palermo - u' fistinu! viva Palermo e Santa Rosalia!




...e luglio è arrivato! con le sue calde giornate, i gelati il mare e le notti insonni!
e come ogni luglio Palermo si prepara ai festeggiamenti della sua patrona
Santa Rosalia, per noi a' santuzza!
Varie leggende celebrano in vita e in morte, la nostra patrona Santa Rosalia.
Se ne narra la nascita, l'educazione dai primi anni al ritiro.
L'abbandono del mondo e della casa paterna, ed alla sua vita trascorsa da eremita ed in penitenza in una grotta del Monte Pellegrino.
Ed infine il miracolo a lei attribuito, di aver liberato Palermo dalla peste,
allor quando, apparendo in sogno ad un cacciatore, rivelandogli la grotta dove riposavano le sue ossa, gli disse che se le avesse fatte girare per Palermo, avrebbero fatto cessare il terribile flagello della peste. Si racconta che ovunque le sacre reliquie passassero, la guarigione era certa ed immediata; in un solo giorno la città fu salva!
Da quel giorno, la gratitudine dei palermitani verso la loro Santuzza è così grande che la festeggiano due volte in un anno. Il 15 Luglio e il 4 Settembre.
La festa di luglio viene chiamata "ù Festino". La Santuzza viene portata in processione su un grande carro, a soggetto, che nella serata della vigilia viene fatto transitare per le via principale di Palermo il "cassaro" passando per i Quattro canti, fino ad arrivare alla Marina dove la festa si conclude con i giochi d'artificio e la schioppiettante "masculiata". La festa è spettacolare e molti sono i turisti che in quei giorni visitano la nostra città.
Lungo la Marina o Foro Italico molti ambulanti allestiscono le loro bancarelle con i piatti tipici propri di questa festa, che per una sera fanno da anello di congiunzione
tra il popolino e la borghesia.
Sulle tavole delle sfarzose terrazze di via Butera e sui banchi dei marciapiedi del Cassaro, tavulati di babbaluci a picchi-pacchiu, sfincione e caponatine, panini con la milza, stigghiola, semenza e torroni, acqua con anice, vino sfuso e bibite, inchinu li panzi! Sono solo alcuni dei piatti tipici che vengono mangiati nel corso della festa, che si protrae per tre giorni,
Il 4 settembre invece la commemorazione assume un carattere religioso, e in segno di devozione i palermitani, si recano a piedi al santuario sul Monte Pellegrino, a trovare la Santuzza nella sua grotta.
Quand'è ancora notte, al fine di evitare il sole, gruppi di famiglie, o di comitive di amici, affollano la piazza delle Falde, ed iniziano l' acchianata per la scala vecchia.
Una lunga immensa onda di popolo scorre per quel monte; chi a piedi nudi, chi in ginocchio, chi prega e chi canta, chi ride e chi sparla, ma tutti sono lì,
a celebrare Lei, "ù viaggio" è per la Santuzza.
La salita per la scala vecchia, è sicuramente faticosa, ma ancor più difficile è la discesa.
Chi ha visto una volta questa festa,non la dimenticherà!
Ma "ù viaggio", come viene chiamato dai palermitani, spesso si trasforma in un vero
e proprio divertimento una scampagnata che termina ovviamente con una bella mangiata, e le immagini che seguono ve ne danno un'idea.

u' stigghiularu




u' semensaru



u' sfinciuni
i babbaluci





20/05/10

carciofi col tappo

E dopo un lungo, freddissimo inverno, e la voglia di liberarci di giacche e maglioni, ancora piove!
Le bizzarrie di questo strano clima, che non ci appartiene, che ci fa annusare l'aria, speranzosi di sentire il profumo di Zagara, che ogni maggio, inonda l'oasi di mandarini, arance e limoni, di quel che resta, dopo che è stata rasa al suolo, divorata dal cemento e sepolta sotto i palazzoni, e che un tempo fu la Conca d'Oro!
Il biondo mare d'agrumi abbagliato dai raggi del sole che si univa all'azzurro del cielo e del mare, quest'anno subisce un'altro duro colpo, inflitto da questo strano clima, che ci fa desiderare persino le calure di quel caldo vento mediterraneo unito a sabbia che arriva dal Sahara, lo Scirocco!
Girando per le strade della mia martoriata Palermo, ben altri odori stimolano i sensi dei palermitani. Scenari che rievocano immagini già viste, nei tristi giorni di Napoli, di male odoranti cataste d'immondizia, che umiliano una città generosa con i suoi abitanti, ma soprattutto con i suoi governanti. Mi duole parlare di questo, ma è la triste realtà con la quale ci scontriamo tutti i giorni.
E così a malincuore, costretta dal maltempo a rimanere a casa e a dover rinunciare,
propio a causa della pioggia, ad una scampagnata già organizzata con gli amici,
ho preparato questo buonissimo piatto, baluardo della cucina tipica siciliana.

" cacocciuli ammuttunati cu tappu i l'uovi e cù sucu"

Eccovene gli ingredienti e l'esecuzione.
Occorrenti per 2 persone : 4 carciofi, 2 limoni, 1 cipolla, prezzemolo, 1 bustina di passolina e pinoli
1oog di pangrattato, 2 cucchiai di formaggio, 2 uova, 1 bottiglia di passata di pomodoro, sale e pepe, olio extravergine d'oliva.
Spuntate i carciofi e togliete le foglie esterne più dure. Scavate all'interno eliminando l'eventuale fieno e metteteli poi a bagno con acqua e limone per non farli annerire.
Preparate un soffritto con cipolla, aggiungete il pangrattato l'uva passa e i pinoli, una manciata di formaggio grattugiato, del prezzemolo sale e pepe, e mescolate il tutto a fuoco spento.
Riempite il cuore del carciofo con questo composto pressando bene.
In un piatto sbattete 2 uova e capovolgendo i carciofi fate assorbire l'uovo, sarà questo che creerà il tappo.
Riscaldate una padella con olio evo, e friggete i carciofi con il tappo verso il basso in modo che si crei la crosticina, l'aspetto sarà simile a una frittatina, e il profumo che si sprigionerà odorerà tutta la cucina, uuuhhmm!
Tuffate con delicatezza i carciofi nel sugo che avrete preparato in un tegame capiente, e fate
cuocere per circa 30 minuti.
Disponeteli in un piatto e ricopriteli con il sugo
Buon appetito!





01/04/10

carciofi Raffaello

Nella cucina siciliana i carciofi trovano largo impiego, svariati e diversi sono i modi per cucinarli.
Proprio per questo, a secondo della ricetta, possono costituire un antipasto, un secondo o un unico piatto serale, o essere consumati crudi intingendo le foglie in olio e aceto.
La ricetta che vi propongo è molto delicata ma, secondo me, al tempo stesso sofisticata e mette "a nudo" tutta la bontà dei suoi ingredienti.
La prima volta che ho gustato questa ricetta anni fa, è stata a casa di Raffaello, un'amico, che vive in una splendida casa nel cuore del centro storico di Palermo.
Era una tiepida serata, di quelle che a volte, l'inverno palermitano ci sa regalare, e ci trovavamo nella splendida terrazza della casa di Raffaello.
Da lì si scorgevano i vecchi tetti, le cupole e i campanili delle chiese nel cuore della città, tra Casa Professa e piazza Pretoria. Entrando rimasi affascinata e colpita dallo strano potere che quella vista esercitava su di me.
Non appena mi affacciai in quella splendida terrazza, notai subito il verde rigoglioso che costituiva un vero e proprio giardino.
In grossi vasi c'erano alberi da frutto, palme, ibiscus, passiflora, una vasca di marmo con felci e papiri. Un maestoso rampicante, una meravigliosa pianta detta"Regina d'Africa", si arrampicava ricoprendo l'intera facciata dell'edificio. In seguito scoprii che questa pianta ha una fioritura straordinaria, un fiore bianco a calice profumatissimo!
Insomma, un vero e proprio "santuario di pomona".
Mangiammo fuori, e tra i vari piatti del buffet, assaggiai per la prima volta questa ricetta
che da allora ho fatto mia dandogli proprio, il nome del mio amico, Raffaello appunto.


ingredienti:

4 grossi carciofi
2 cipollotti scalogni
2 limoni spremuti
3 cucchiai di zuchero semolato o di canna
50g di uva passa
70g di mandorle a scaglie tostate
olio evo, sale e pepe


Prendete una bacinella piena d'acqua alla quale sia stato aggiunto il succo di un limone.
Togliete le foglie più dure, i gambi e le punte ai carciofi. Tagliateli a fettine sottili ed immergetele nella bacinella.
Fate dorare i cipollotti e aggiungete i carciofi, trasferendoli dalla bacinella al tegame senza asciugarli, rigirate e aggiungete l'uva passa, condite con sale e pepe.
Coprite il tegame e fate cuocere a fuoco lento per circa 15 minuti, mescolando di tanto in tanto.
In una ciotolina versate il succo di 2 limoni spremuti e aggiungate lo zucchero, sciogliendolo.
Controllate la cottura dei carciofi, e aggiungete il succo, girate lasciando cuocere per altri 2 minuti e spegnere il fuoco. Assaggiate ed aggiustate se è il caso.
Versate i carciofi in un piatto da portata e ricopriteli con le scaglie di mandorle.
Raffreddate prima all'aria il piatto,ricoprite con pellicola e dopo tenetelo in frigo per almeno 2 ore.
Mangiateli e sentirete che meraviglia!
Ovviamente accompagnate il piatto, con un vino bianco fresco e siciliano!
A voi la scelta, tanto i nostri vini sono tutti buoni!











10/01/10

Cefalù. A tavula è trazzera..... una ricetta del buon ricordo!




La tavola è trazzera. (E' un modo tipicamente siciliano per dire che la tavola, come la strada, è di tutti, quindi qualsiasi ospite trovando la tavola imbandita può sedersi e mangiare quello che trova).

L'aiuto della memoria con la sua capacità di rendere attuale il passato, ha fatto affiorare dai ricordi meravigliosi momenti, passati in una calda serata agustina,in una trattoria in prossimità del porto di Cefalù, nota e incantevole località turistica, nella provincia di Palermo.
Eravamo in barca a vela, di ritorno dalle Eolie, distrutti da una traversata fatta sotto un sole cocente. Salpati la mattina da Lipari, dopo innumerevoli e inutili tentativi di bordeggi con un' assenza totale di vento, decidemmo di andare a motore, e questo rallentò e fece slittare i nostri programmi, per cui, essendo già pomeriggio inoltrato, anziché puntare su Palermo, optammo per una sosta a Cefalù.
Arrivati in banchina dopo gli ormeggi di rito e una veloce doccia, decidiamo per una cena in trattoria.
Con sorpresa ci accorgemmo che la città era immersa nei festeggiamenti dedicati al
patrono della città S.S. Salvatore, le stradine ricche di storia e di fascino, erano affollate da una frotta di turisti, e dovunque arrivava il profumo intenso sprigionato dalle specialità gastronomiche, preparate nelle bancarelle e nei vari ristoranti tipici.
Eravamo vicini all'antico lavatoio, in una di quelle stradine che porta alla spiaggia dietro le mura, quando attirati da risate e canti stonati, ci ritrovammo in una piccola trattoria. L'atmosfera era veramente suggestiva, delle vecchie lampare diffondevano
una luce calda e soffusa. Pochi tavoli, ancora da sparecchiare,con tovaglie a quadri bianco e blu e variopinte ceramiche di S.Stefano di Camastra, come stoviglie.
Intorno ad uno di questi tavoli un'allegra compagnia, creatasi tra un gruppo di turisti ed alcuni locali, aveva dato vita ad un festival di canzoni italiane e siciliane, e qualche bicchiere di vino, li aiutava a superare i problemi legati alla lingua.
Incantati dallo strano duetto, fatto sulle note di
ciuri-ciuri, da una turista tedesca ed uno inglese, ci fermammo un po' a guardare, indecisi tra l'andare o il restare.
La simpatica titolare della trattoria ci coinvolse e decidendo per noi, ci mostrò
con sorpresa che ci aveva già apparecchiato un tavolo con antipasti tipici, ed inoltre ci propose di assaggiare un delizioso
spezzatino di pesce spada.
Ovviamente accettammo, ed è facile immaginare come finì la serata, ci unimmo a quella variopinta compagnia bevendo e cantando con loro fino all'alba.
Il ricordo di questa piacevole serata, riaffiorato in questa fredda domenica, non
potevo che ripercorrerlo, eseguendo la ricetta dello spezzatino di pesce spada, per quello che credo di ricordare della sua preparazione.
Devo riconoscere, compiacendomi che il risultato, è stato davvero eccellente,
vi invito a provarlo.
Per il vino vi consiglio un "Regaleali" bianco fresco.

occorrente:
1 fetta di pesce spada da 500g tagliata spessa
1 cipolla e 2 spicchi d'aglio
3 zucchinette e 2 melanzane
1 peperone rosso
250g di pomodori pelati tagliati a cubetti
olio evo, sale e pepe
1/2 bicchiere di vino bianco
1 cucchiaio di prezzemolo tritato

esecuzione:
tagliate la fetta di pesce spada facendo dei grossi cubetti, che farete saltare in una
padella appena unta d'olio, in modo che i pezzetti si consolidino, tenere da parte.
Tagliate il peperone a listarelle e le zucchine che avrete pulite mantenendo la buccia.
Tagliate le melanzane a fette circolari , salate ed arrostitele.
Soffriggete in un tegame la cipolla e l'aglio, il tutto finemente affettato, ed unitevi le
zucchine ed il peperone, salate e pepate, coprite e fate cuocere per circa dieci minuti.
A questo punto unite il pesce spada con il suo sughetto e aggiungete il vino i pomodori e metà del prezzemolo, e lasciate cuocere per altri dieci minuti.
Poco prima di togliere il tegame dal fuoco disponete su ogni piatto 3 fettine di melanzane arrostite, sulle quali verserete lo spezzatino, completando con un manciata di prezzemolo fresco tritato.